posted: 01/03/13 at 12:10 pm

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #1 | PEDALO, QUINDI SONO

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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Giorno 1. “L’importante non è vincere, ma partecipare”. La famosa frase del barone Pierre de Coubertin, fondatore delle Olimpiadi moderne, ha perso nel tempo la sua forza. E’ diventata un suono, un luogo comune, una frase fatta. Se ci pensate bene queste parole racchiudono una filosofia di vita che si apre a mondi piu’ profondi. Hanno a che fare con la vita, il senso delle cose e dell’esistenza. La forza. La voglia di farcela. La sfida. PstelvioIl limite da superare… senza mollare. Lo sport per me che non sono un campione – né ambisco a esserlo in quest’epoca di polli in batteria, di prestazioni drogate e di chimica prestata ai record – è diventato negli anni una disciplina che è più vicina all’interiorità che a un mero atto fisico, prestazionale, fine a se stesso. Un modo per ascoltarsi. Per mettere a posto i pezzi. Per cercare in definitiva, nel quotidiano, di essere una persona migliore.

Da questa semplice personalissima scoperta, a un certo punto della mia vita ho cominciato a fare gare di resistenza. Ho scoperto che più le gare sono estreme e più funziona.

Ho cominciato con la corsa, prima di tutto: da allora ho consumato non so quante scarpe da jogging. Concluso una ventina di maratone. Quasi terminato una cento chilometri del Passatore: è uno dei miei crucci, lo ammetto, non essere arrivato al traguardo… ma a un certo punto nel cuore della notte, sugli appennini tra Toscana ed Emilia, mi sono fermato mi sono messo a dormire in un tendone della protezione civile. Comune di Marradi, come dimenticarlo. Km 65-70 o giù di lì, quando all’arrivo ne mancavano “solo”30 di chilometri. Non pago delle maratone ho cominciato a nuotare e ho fatto delle gran fondo di nuoto, attraversato laghi, consumato con gli occhi la linea nera della piscina, sempre uguale a se stessa. Poi ho ri-scoperto la bicicletta da corsa e ho cominciato a fare delle gare di Triathlon. Nuoto, bici, corsa. Prima le gare brevi, gli sprint, poi la distanza olimpica e il mezzo Ironman. Fino all’apice, lo scorso anno, quando ho terminato il mio primo Ironman a Zurigo, la gara più lunga. Che consta di 3,8 km a nuoto, piu’ o meno come attraversare a nuoto lo stretto di Messina, a cui si aggiungono 180 km di bicicletta, e, infine, la fatiditica – durissima quella volta – maratona, cioe’ 42 chilometri e 192 metri… Un fenomeno? Niente affatto. Ribadisco: non sono un campione e non mi interessa diventarlo. “Chi te lo fa fare?”, mi chiede spesso qualcuno. Non so. Semplicemente fare sport mi fa stare bene. E forse mi aiuta a trovare dentro la forza per andare avanti. Ecco. Così: parafrasando una canzone di Jovanotti che gira in questo periodo nelle radio, si potrebbe dire che lo sport mi aiuta a trovare “la forza per alzare le palpebre”, ogni mattina.

Se siete arrivati fino a qui, beh forse e’ il caso che vi spieghi meglio perché ho deciso di scrivere questo blog. Ebbene, da oggi, questo diario virtuale che potrete seguire sul sito del Sole 24 Ore, sul sito di Icarus, alla ricerca del limite, il magazine sulle sfide estreme che pssa su SkySport e che proprio oggi debutta nella sua nuova veste grafica, e sul sito della mitica Wilier triestina (che sta per “viva l’Italia libera e repubblicana”, di questi tempi ce n’è davvero bisogno), per chi avrà la bontà e la pazienza di farlo, cercherò di raccontare l’idea pazza che mi spinge a fare sport anche in questo 2013: concludere le 3 gran fondo di ciclismo più dure di tutte in termini di salite. Quelle dove in un giorno si fanno 5mila metri e passa di dislivello. Direte: ma dopo l’Ironman non è la fine del mondo. Non per me, vi assicuro. Considerando che non ho esattamente un fisico da scalatore colombiano. Ho quasi 50 anni. Sono alto e peso un’ottantina di chili. Ho un fisico più da passista che da grimpeur. Ho poco tempo per allenarmi, incasinato come tutti. Eppoi a Milano, come è noto, non ci sono salite.

Nell’ordine, in questi mesi, le sfide di tutte le salite del mondo che cercherò di raccontarvi sono:

17 marzo maratona di Barcellona (corsa a piedi)

20 aprile Oetzi Alpin Marathon (mtb + corsa in montagna + sci alpinismo)

19 maggio. Tappa del Giro d’Italia che arriva sul Col du galibier. Con un po’ di amici ci facciamo gli ultimi 100 km

26 maggio a Rimini il mezzo Ironman Challenge (1600mt nuoto, 90 km bici, 20km corsa) (ci sarà anche Aldo Rock)

2 Giugno Mortirolo e Stelvio da solo

23 giugno: Sellaronda Bike day, il giro dei 4 passi sulle Dolomiti tanto per allenarsi sulle salite in gruppo, con forse un ospite speciale

E, finalmente, le tre gare di bici più toste di tutte:

5 luglio La Marmotte sulle Alpi francesi (con i colli Telegraph, Galibier e nel finale la mitica Alpe d’Huez per più di 5mila metri di dislivello, con tanto tanto caldo)

21 Luglio Charlie Gaul (4.800 mt di dislivello in Trentino sul monte Bandone)

25 Agosto Oetztaller (in Austria è la granfondo più dura di tutte in termini di altimetrie e dislivello e può fare molto freddo, in cima c’è di solito la nebbia)

Ringrazio sin da ora gli amici che mi daranno una mano, di qualsiasi genere, per arrivare in fondo.

Durante questi lunghi mesi cercherò di raccontarvi attraverso le parole quello che c’è racchiuso tra un punto e l’altro, nelle lunghe strade, nei pendii e nelle ascese, nel silenzio tra una pedalata e l’altra rotto solo dal rumore di un ingranaggio che gira. In un equilibrio instabile e dinamico, come è quello di chi si muove sotto due ruote sottilissime e come, in fondo, è instabile e dinamico questo strano scherzo chiamato vita. Il percorso che c’è in definitiva, per tutti noi, dalla partenza a un arrivo. Qualsiasi esso sia. Buona lettura.

Chi ha scritto questo post? Riccardo Barlaam. E chi è? Scoprilo qui.

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