Una squadra “romantica”

Sotto il segno dell’alabarda di San Giusto

E’ la vigilia del Giro d’Italia del 1946, l’edizione della rinascita. Il Gazzettino dedica alla neonata squadra professionistica della Wilier Triestina un articolo che trasuda italianità e patriottismo, un vero e proprio peana per Trieste, la città contesa, e per la formazione ciclistica che ne sarà il vessillo.
Ecco spiegato perché vengono tesserati solo corridori veneti e friulani, perché la bici che useranno viene battezzata “La Triestina”, nome che l’accorato giornalista propone di attribuire anche alla squadra, la quale tuttavia non perderà mai la sua denominazione completa.

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Sette maglie rosse con l’insegna di San Giusto sono in campo nel Giro d’Italia. Sette maglie, una squadra sportiva, una bandiera, un simbolo. Rappresentano la città a noi più cara, Trieste, esprimono i sentimenti dei triestini e di tutta la regione giuliana, sono il più gradito intervento per gli sportivi italiani. Come è nata la squadra sportiva, è noto. All’annuncio del Giro d’Italia una società triestina risorta dopo la liberazione, l’”internazionale”, fondata nel lontano 1904, lanciò l’idea di costituire un “gruppo triestino” per la corsa a tappe. Era un’idea, ma le idee rimarrebbero sterili senza i mezzi per realizzarle. Un gruppo triestino avrebbe risolto soltanto per metà il problema, occorreva una solidità di impianto che soltanto un’industria avrebbe potuto offrire, anche perché la rappresentanza fosse degna del suo nome e delle sue insegne. L’idea è stata accolta col più vivo interesse in tutte le Venezie, ed ecco l’industriale che si offre per realizzarla. E’ Mario Dal Molin, uno sportivo, un italiano che vive ai piedi del Sacro Monte Grappa, un italiano che si infiamma al solo pronunciare il nome di Trieste. Dal Molin raccoglie l’idea, la feconda, la nutre e la completa: farà una squadra di tutti i corridori veneti, metterà alla testa delle maglie rosse alabardate il più rappresentativo corridore triestino, Giordano Cottur, costruirà una bicicletta che si chiamerà “La Triestina” e la squadra partirà non solo nel Giro d’Italia ma in tutte le corse importanti. Dovrà essere la squadra piùattesa dagli italiani tutti, la squadra che porterà su tutte le strade della Patria il nome caro della città contesa. Così è stato dalla Milano-San Remo alla Coppa Bernocchi, così sarà maggiormente nel Giro d’Italia, la grande prova che abbraccia tutto il Paese e lo unisce nel segno dello sport e in quello indistruttibile dell’unità nazionale. Costruita “La Triestina” che degli stabilimenti “Wilier” di Bassano del Grappa è modello pregiatissimo, fissato il capo della squadra Cottur, si doveva pensare al resto. D al Molin ha saputo scegliere con mano felice. Direttore sportivo sarà Zandonà, un ex-ottimo corridore della plaga, i corridori più noti tra i disponibili Bevilacqua e Brotto costituiranno l’ossatura della rappresentanza, poi si sceglieranno per il Giro d’Italia i giovani più promettenti offerti dal vivaio veneto, in particolare da quello bassanese di cui Dal Molin, Zandonà e Reato sono instancabili incitatori.

Ed Ecco la squadra che Dal Molin ha inviato al Giro d’Italia intitolandola al suo stemma ben noto, e alla nuova bicicletta Wilier-Triestina che chiameremo per semplicità “La Triestina”.Cottur è il capintesta e sapete tutti, sportivi, cosa vale il solido, serio e intelligente corridore triestino, già vincitore (1939) della tappa del “Giro” che si concludeva nella sua città. Cottur è uno specialista da corse a tappe (settimo nel 1939, terzo nel 1940). Ora egli ha ritrovato la forma e la carburazione in tempo giusto per presentarsi al Giro d’Italia nelle migliori condizioni. Poi la Wilier Triestina mette in campo Bevilacqua, l’ex campione italiano dell’inseguimento che ha gradualmente ripreso quota ed oggi è assai vicino alla migliore forma. Brotto è il terzo numero della squadra. Un tenace, un coraggioso, un sagace corridore che sarà prezioso per la squadra. Ma Dal Molin accarezza l’idea di lanciare qualche novizio e ha perciò completato la squadra, amorevolmente e intelligentemente curata da Zandonà, con ex-dilettanti collaudati nel Giro dell’Emilia a tappe: Egidio Feruglio, il vincitore della corsa modenese, Bortolo Bof, terzo classificato, e il torello Annibale Brasola, lo spauracchio delle corse del Veneto che quest’anno è passato di successo in successo e palesa al secondo anno di carriera singolari qualità fisiche e la possibilità di progredire notevolmente. Il settimo lo sapremo entro oggi. Una squadra interessante che saprà affermarsi nel Giro d’Italia.

[ 5 giugno 1946 – Il Gazzettino ]

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7 maggio 2013