Piazza Venezia

Il Giro del Giubileo è finito. Oreste Conte lo ha chiuso come l’aveva iniziato, vincendo a braccia levate al cielo la tappa. Roma incorona Hugo Koblet, lo svizzero dallo sguardo mite e dai modi gentili. Finalmente si torna a casa. I corridori, smagriti e strinati dal sole, indossano abiti civili. I meccanici caricano le bici su ammiraglie e furgoni. I commenti si rincorrono e si pensa già alle sfide prossime. Chi selezionerà il commissario tecnico Binda per il Tour de France? Coppi, sofferente nella corazza di gesso indossata a Trento, sa che dovrà rinunciare alla gara d’Oltralpe. Non s’intravede la fine del tunnel in cui è piombato dopo il capitombolo di Forte Tombion. Il rientro è rimandato alle ultime gare della
stagione, quelle delle “foglie morte”. A volte, in preda allo sconforto, vorrebbe mollare tutto. Lo tiene a galla la grinta del guerriero ferito ma indomito. Fiorenzo Magni ha concluso al sesto posto. Alla vigilia le attese erano di tutt’altro tipo. Non è contento del risultato. Sperava di raccogliere qualcosa in più. Gli operatori della Settimana Incom indugiano sui
corridori. Riprendono il “rompete le righe” e nel mirino della cinepresa che ronza finiscono gli uomini Wilier. Cottur, Bepi, Simeoni e Clerici calzano enormi cappelli messicani e animano un gustoso siparietto che un paio di settimane più tardi sarà proiettato in tutte le sale cinematografiche italiane.

E’ il momento dei saluti. Giordano fissa appuntamento alle prossime sfide, si spertica in raccomandazioni, suggerisce tempi e modi d’allenamento. Una tirata e una lisciata di capo: nessuno sfugge al suo giudizio. Fiorenzo avvicina l’autista: “Mi puoi dedicare mezz’ora?” e senza aspettare risposta si accomoda sul sedile di destra. Bepi paziente si mette al volante. “Dove vuoi che ti accompagni?” “In piazza Venezia”.
La 1100, mai esausta nonostante i quasi quattromila chilometri messi insieme su e giù per l’Italia nelle ultime tre settimane, parte rombando. Non è facile districarsi in quel dedalo di vie e monumenti della città eterna. “Dovrebbe essere allo sbocco di via dei Fori Imperiali, di fronte all’Altare della Patria” azzarda l’autista. “Ti guido io” lo rassicura il pratese. Un quarto d’ora dopo l’ammiraglia della Wilier è posteggiata nella piazza. I due scendono. Magni fa strada.
Giungono sotto il palazzo. “Quando parlava da quella finestra – spiega il campione puntando lo sguardo sul rettangolo nero – tutta l’Italia si fermava ad ascoltarlo”. Non aggiunge altro. I minuti volano. “Dobbiamo tornare in albergo”: Bepi rompe il silenzio. Il rombo della 1100 rimbalza fra le vestigia della città eterna, lasciando argentee nuvolette di fumo dietro di sé.

 

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6 agosto 2013