L’inglesina indomabile

Era inglese e tutti la trattavano con il massimo rispetto. Assieme a lei trascorrevano giornate intere, delicatamente seduti senza quasi mai parlare. Al primo incontro mattutino la accarezzavano amorevolmente e la sera, al momento del commiato, la salutavano con un leggero buffetto sulla pelle. Di cognome faceva Brooks e di nome sella, con la s minuscola. Vestiva in cuoio e s’adornava con appariscenti borchie di rame, sempre perfettamente lucidate. Era la preferita perché non tradiva mai. Quando la rubarono a Van Steenbergen, il belga laureatosi campione del mondo per la prima volta a Copenaghen nel 1949, s’arrabbiò al punto tale che i suoi tecnici della Girardengo, squadra che lo portò al Giro, temettero volesse smetterla con le corse. Per farlo rinsavire dovettero caricarlo a forza sulla bici, e non fu impresa da poco, considerata la possente mole dell’atleta, un “bestione” alto m.1,86 per 83 chili di peso, convincerlo a continuare. Sospirò giorni e giorni al ricordo di tante ore passate insieme all’amata che gli era stata nottetempo rapita. A letto la sognava perché quella che gli presentarono come sostituta, pure lei una della famiglia Brooks, all’inizio dura, riottosa e tenace, gli creò non pochi problemi. Apparentemente non era cambiato nulla. Anzi la nuova era addirittura più bella, senza nemmeno una ruga. Pelle uniforme, borchie scintillanti. Rik si rassegnò o, meglio, fu costretto a rassegnarsi. Prese a starci insieme tutto il giorno. Ma vuoi mettere la comodità della vecchia con la quale aveva diviso gioie e dolori? Tutt’altra roba. Da quando aveva dovuto accettarla (o così o ritirarsi, il Giro d’Italia era quello del ’51) i dolori al soprassella erano aumentati in maniera esponenziale. Il massaggiatore lo soccorse con dosi abbondanti di ossido di zinco e grasso di maiale, la “coessa” per dirla alla veneta. Il primo per lui, il secondo per la coriacea inglese, giusto per tentare di ammorbidirla. L’ossido di zinco era il componente base di una pomata grigiastra, densa, tenace, dura da spalmare. Stesa abbondantemente tra le pieghe dei glutei

limitava l’arrossamento e leniva il dolore causato dalle lunghe sedute in compagnia delle britanniche Brooks. Van Steenbergen mandò in crisi le scorte della squadra, ma anche le altre società vedevano calare vistosamente le riserve tappa dopo tappa. Clerici, massaggiatore della Wilier, aveva un rito tutto suo. “Prima di incontrare le Brooks – commentava ridendo – è meglio prendere le doverose precauzioni. Non si sa mai, con queste straniere”. La cerimonia aveva inizio subito dopo il pranzo.
Non aveva senso parlare di colazione perchè alle sei di mattina, e qualche volta anche alle cinque, quando il trillo della sveglia metteva sull’attenti la truppa, i corridori, con gli occhi semichiusi dal sonno e dalla fatica del giorno prima non ancora del tutto smaltita, s’abbuffano di spaghetti, riso, bistecche, verdura, dolce e frutta come se fossero invitati ad un banchetto di nozze.
Clerici li attendeva vicino all’uscita con il vaso della pomata ben visibile. Con gesto naturale bloccava il primo della fila. Con la mano sinistra gli calava le braghette quel tanto che bastava, contemporaneamente tuffava due dita della destra nel vaso e pescava un’abbondante dose di crema che rapido stendeva tra le chiappe. Il corridore doveva completare l’opera perché Clerici era già in azione, rapido e preciso, sul compagno che lo seguiva. Al mattino i ragazzi della Wilier facevano a gara per essere i primi ed assicurarsi la miracolosa crematura. Il perché è facile intuirlo. La sera Clerici, completati i massaggi, ripassato l’ossido di zinco tra le pieghe e spalmato il lenimento Sloan sulle schiene massacrate anche da dieci ore di pedalate, andava a dar una mano ai meccanici. Pignolo, controllava le Brooks e se le vedeva un po’ tese e provate, rimediava con il grasso di maiale: una passata sul cuoio lucido le rendeva docili e morbide, pronte ad accogliere, il dì successivo, quei baldi giovanotti che non stavano fermi un attimo. Quanto dovette penare il massaggiatore di Van Steenbergen per domare la nuova sella del campione solo il buon Dio lo sa.

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3 settembre 2013