I primi segnali di crisi

Nell’Italia degli anni ’50 le ferite della seconda guerra mondiale sono ancora evidenti ma si rimarginano in fretta.
La ricostruzione è a buon punto, s’intravedono i primi segnali di quello che sarà definito un vero e proprio miracolo economico e gli italiani guardano dritti al futuro, smaniosi di lasciarsi alle spalle le brutture e le privazioni sofferte fino a pochi anni prima.
Sulle strade sono sempre più frequenti le motociclette e gli scooter.
Accade ciò che era successo 30 anni prima con le biciclette, vere e proprie rarità all’inizio, poi mezzi di locomozione sempre più comuni. L’avvento delle due ruote a scoppio segna inevitabilmente un momento di declino per la bicicletta, certo più economica ma più umile, faticosa e lenta. Il ciclismo continua a furoreggiare con i suoi campioni sulle pagine dei giornali e attorno ai tavolini dei bar, ma i numeri delle industrie del settore si ridimensionano notevolmente.
Accade anche alla Wilier Triestina.
Dopo avere dato lavoro ad un massimo di 300 persone, con una produzione di 250 pezzi al giorno, l’azienda entra gradualmente in un periodo di crisi che si avverte di riflesso nell’impegno assunto da Dal Molin nell’agonismo.
Dopo le mirabilie degli anni precedenti, nel 1951 la squadra rosso-alabardata ripiega su un organico dal potenziale modesto.
Terminata la carriera di atleta, Giordano Cottur sale sull’ammiraglia per dirigere Elio Brasola e il fratello Annibale, Barbiero, Cremonese, Grosso, Moresco, Pasotti, Roma e Zoppas.
I risultati si fanno desiderare, inevitabilmente.
La Wilier Triestina vive di ricordi e di gloria passata, sulla ribalta del grande ciclismo ormai per lei non c’è più posto.

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1 ottobre 2013