La fine di un’epopea

Il declino della Wilier Triestina sopraggiunse veloce e implacabile quando ancora non s’era spenta l’eco del suo massimo fulgore nello sport e nel commercio.
Quando gli affari iniziano ad andare male di solito è a causa di più fattori concomitanti, ma l’episodio a cui si fa risalire il tracollo dell’azienda fu un imprevisto a cui Dal Molin non seppe reagire: il mancato pagamento di un consistente quantitativo di biciclette. Numerosi cassoni erano stati stipati su una nave mercantile diretta in Argentina, una di quelle raffigurate in tutta la loro imponenza nei pannelli che la Wilier ostentava nelle fiere e in azienda. Ebbene, tutte quelle biciclette non vennero mai pagate e la Wilier Triestina, già barcollante, finì in ginocchio. Nel 1952 i Dal Molin cedettero la loro proprietà alla MMM (Meccanica Moderna Milano), che decise di dedicare alcuni reparti dello stabilimento bassanese al montaggio delle moto sportive Parilla. Contemporaneamente fu mantenuta anche una linea di produzione di biciclette. In quel periodo dalla Wilier uscivano prevalentemente motociclette e scooter, alcuni dei quali con il marchio stesso della Wilier Triestina. Fu solo un effimero sussulto nella parabola discendente che l’azienda aveva intrapreso ormai in modo inarrestabile. Nella storia della Ciclomeccanica Dal Molin, poi Wilier Triestina, si stava consumando un’epopea imprenditoriale durata quasi mezzo secolo, a tratti così esaltante da diventare patrimonio e simbolo dell’Italia stessa. Un capitolo era definitivamente concluso, ma non sarebbe stato l’ultimo.

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8 ottobre 2013