posted: 16/01/10 at 09:28 am

22 ORE E MEZZA (615 KM!) IN SELLA A UNA WILIER

By: xt-admin-wilblog
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fusco

So quello che sto per fare, ma preferisco non pensarci troppo. La luna sarà mia compagna qualche ora stanotte, poi sarà solo buio. Non farà troppo freddo e il vento sarà a riposo. Questo dicono le previsioni, quindi si parte. La mia Wilier è attrezzata con inedito impianto luci tutto da collaudare. Il percorso scelto mi porterà per quattro volte vicino casa, per affrontare eventuali imprevisti, e la scelta si dimostrerà corretta.
Sono le 16, saluto i miei ragazzi e la Roby (mia moglie), e parto da Romano d’Ezelino (Vi)in direzione Caldonazzo (Trento). La ciclabile del Brenta, da Bassano fino al lago, è uno dei miei percorsi preferiti, devo solo aspettare che faccia buio per affrontare la novità. L’idea questa volta è di pedalare tutta la notte per capire quali sono le difficoltà. Non devo aspettare molto, prima di entrare a Borgo Valsugana accendo le luci. Noto subito un’eccessiva vibrazione del supporto faro anteriore, ma non mi fermo per verificare con attenzione e più tardi capirò di avere sbagliato.
Dei lavori in corso mi fanno deviare prima su strada sterrata, dove spero solo di non bucare, e successivamente, per un breve tratto, sulla statale 47 dove i camion ti scuotono quando ti sfrecciano accanto. Poi di nuovo in ciclabile. L’oscurità fa un certo effetto, la visibilità si riduce al fascio di luce artificiale, ma il faretto fa davvero un buon lavoro e presto mi abituo.
Al lago giusto il tempo di uno spuntino poi ritorno a Bassano. Alle 22.00, dopo un rapido saluto alla Roby un panino e un tè, punto in direzione Valdobbiadene (Treviso) passando per la pedemontana, due amici increduli mi accompagnano fino al Combai, loro sono in macchina. Lungo il tragitto mi passano al cellulare l’amico “Panizza”, un simpatico amico toscano che ancora più incredulo mi urla qualche espressione colorita direttamente dal divano di casa sua.
Alle 23.30 saluto gli amici e da qui proseguo da solo verso il Passo S.Boldo. Buio pesto, né un’anima né un rumore, solo l’improvviso e pungente odore di selvatico mi fa capire che una presenza è vicino a me, poco oltre il ciglio della strada. Sono poco più di 700 msl, ma qualche rampa mi costringe ad alzarmi sui pedali. Giro il settimo tornante e vedo lo spettacolo: le bocche illuminate delle gallerie che emergono dall’oscurità.  Prima di scollinare mi vesto e metto nello stomaco altre calorie seduto al tavolo di un bar deserto. La discesa è veloce e diventa pericolosa quando vedo la sagoma di un capriolo che con un balzo attraversa la strada poco avanti a me. Rallento, e a intervalli fischio, allargo l’attenzione alle ombre.
In fondo alla discesa ho un problema serio: il supporto del faretto anteriore si è rotto e non posso più direzionarlo come vorrei. Utilizzo le fascette da elettricista che ho con me per ripararlo come meglio posso e proseguo. Salgo a Cesio Maggiore per evitare la Statale e proseguo per Pedavena (Beluno), ma sono costretto a tenere il faretto con una mano se voglio vedere bene la strada. Dovrò continuare in queste condizioni per altri 50 km, fino a casa.
Alle 5.30, incurante del riposo dei vicini, con trapano e seghetto mi attrezzo due nuove staffe per sistemare il faretto e proseguire il viaggio.
Ore 6.15, riparto in direzione Valdobbiadene per ripetere il giro appena fatto. Per un attimo penso che questo è considerato uno dei giri lunghi, che i gruppi di cicloamatori affrontano da metà stagione in poi. Ma il pensiero è sbagliato e va rimosso immediatamente, per me questo è solo un altro tratto di strada. Questa volta il San Boldo lascia il segno. Scollino con quasi 400  km nelle gambe, ho fatto fatica, mangio ma non sento nessun beneficio. Il freddo della discesa mi resta addosso nonostante il primo sole del mattino sembri tiepido. Le gambe fanno fatica a girare anche in pianura, mi fermo alla prima pasticceria e faccio il pieno di zuccheri.
Riparto ma è cambiato poco, resto vestito per scaldarmi. Affronto la salita per Cesio Maggiore più agile possibile, sperando che le gambe recuperino in fretta. Passerà ‘sta crisi? Intanto la notte è alle spalle e questo era l’obiettivo principale, però ci sarebbe un altro traguardo da raggiungere: i 600 km!
Viaggio verso Bassano, sarebbe l’ultimo giro di boa, ma ho poche energie e soprattutto poca volontà, mi servirebbe un aiuto morale, qualcuno che mi dica di non mollare, la voglia di parcheggiare a casa è tanta. Faccio due foto ad uno scorcio autunnale dai colori pastello, giro la mia Wilier in direzione del lago e alle 13.55 riparto per Caldonazzo. Sono altri 150 km! Anche questo punto di vista è sbagliato e va subito corretto. Primo obiettivo è la gelateria a Valstagna dove arrivo in un lampo, ahimé è chiusa. Decido di aspettare 5 minuti e così esaudisco il mio desiderio. La strada è la stessa di poche ore prima, la divido in piccoli obiettivi e alle 17.30 sono al lago. Mi godo lo spettacolo del tramonto che scende sull’acqua, oltre a me seduto sulla terraferma, ci sono una canoa e alcune folaghe.
Capisco di essere stanco perché vedo la panchina accanto che si muove (e vi assicuro che era perfettamente immobile…), meglio allora travasare altre calorie dallo zaino allo stomaco e ripartire. Adesso puoi pensare ciò che vuoi, il conto alla rovescia è cominciato. Le gambe girano bene, la felicità non fa pesare la stanchezza. Poco dopo Borgo altro incontro con capriolo sulla ciclabile, spazio per due non ce n’é, rallento e ci guardiamo, poi fischio e lui con un balzo è oltre la staccionata. Poi solo attenzione alla strada per arrivare incolume.
Dopo 615 km, 22,5 ore trascorse a pedalare e 28,5 ore totali di viaggio, finalmente E’ FINITA!

ADRIANO FUSCO
(fonte: www.ucromano.it)

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