posted: 24/05/13 at 10:55 am

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #22 | IL GIRO E LO JAFFERAU

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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Il Giro d’Italia e’ forse l’unica manifestazione ancora davvero popolare di sport.    L’arrivo della tappa entra nelle case e nelle auto degli italiani, le tv accese, le voci degli inviati alla radio … Tuttavia vederlo passare nelle strade il Giro è un’altra cosa. Capace di muovere masse, di far uscire ancora la gente per strada. Una emozione che fa battere il cuore, entusiasma grandi e piccini. Anche se… dura un attimo. Un secondo. Un flash. Il tempo del passaggio dei campioni. Il suono delle sirene delle moto della polizia che anticipano i ciclisti, il clangore dei cambi, il fruscio dei palmer, il sibilo dei freni, le ruote che passano veloci scivolando sull’asfalto. Sono questi i suoni della carovana. Ma ce n’e’ uno di suono che supera tutti gli altri. E che segue lungo tutto il percorso i ciclisti del Giro, dalla Sicilia alle Alpi, dalla partenza della prima tappa all’arrivo dell’ultima. E’ il suono, o meglio la musica composta dagli applausi e dalle grida della gente.

Provate a chiudere gli occhi, se vi capita di veder passare il giro. Sentirete, prima in lontananza e poi via via sempre piu’ vicini, gli applausi fragorosi di chi e’ arrivato qui da lontano o semplicemente scendendo da casa per salutare la Maglia rosa e pure l’ultimo gregario, quello che avanza come un pugile suonato in fondo al gruppo nella scia delle ammiraglie. Una scia di applausi e grida di giubilo lungo tutta l’Italia. E’ successo anche a me al passaggio del gruppo durante la 14esima tappa, da Cervere a Bardonecchia, una tappa di alta montagna lunga 180 km con il colle del Sestriere da scalare e soprattutto la salita dello Jafferau, il “piccolo Mortirolo”, appena asfaltato, 41 anni dopo un medesimo arrivo che vide trionfare Eddy Merckx, il cannibale, sul povero Josè Manuel Fuente, eterno secondo nelle corse e nella vita, prematuramente scomparso.

La tappa di quest’anno e’ stata dominata dal freddo, dalla nebbia e dalla neve. Solo freddo. Ha vinto il giovane Mauro Santambrogio, insieme a Vincenzino Nibali subito dietro che lo ha fatto passare con un gesto generoso, da vero campione. All’arrivo il ragazzo della Vini Fantini era impressionante: aveva la faccia che sembrava sformata dalla fatica e dal freddo, gli occhiali appannati dalla nebbia.

Ogni anno, con il mio gruppo di amici podisti Fufu runner’s seguiamo una delle tappe alpine del Giro. E’ diventato un appuntamento fisso ormai, un modo per rivedersi, lontani dalle complicazioni delle nostre vite quotidiane. Percorriamo in bici gli ultimi chilometri della tappa, quelli in salita. E poi aspettiamo l’arrivo del Giro, felici come bambini. Due anni fa siamo stati a Macugnaga, sul monte Rosa. Lo scorso anno siamo saliti sullo Stelvio, lungo i suoi panorami e gli interminabili tornanti. Quest’anno abbiamo deciso di sconfinare, come il Giro. Oggi siamo a Bardonecchia. E domani addirittura cercheremo di salire sui mitici Col du telegraph e Galibier.

Nell’edizione 2013 del “Fufu runners’ al Giro” fanno parte della squadra il presidente a vita del club Massimo Indurain Puricelli, Fabio Velasco Giani, Flavio Restelli, omo da discesa, io più due “stranieri”: Paco de Lucia de la Vega Sanchez Gonzales da Alassio e Massimo Decio, detto Decione, l’amico di Ivan Basso che mette subito le mani avanti: “Ho cominciato ad andare in bici a novembre” – ma ha un’attrezzatura che sarebbe gia’ pronto per fare il Giro. Fuori piove o sembra cominci a piovere e il gruppo vacanze Piemonte non sembra avere  molta voglia di salire fino al traguardo.

La salita dello Jafferau comincia subito dopo la citta’. E’ corta ma micidiale: misura 7 chilometri e 250 metri con un dislivello di 654 metri. Sale fino a quota 1908 metri a poca distanza dagli impianti di risalita. Ha una pendenza media del 9%, con punte del 14%, e attraversa le borgate alpine di Millaures e Gleise. Non è tutto. Dopo il primo chilometro c’e’ un breve tratto micidiale di una 50ina di metri, che mostra addirittura una pendenza del 19,6%. Praticamente un muro, anche se dura poco.

Sullo Jafferau il Giro d’Italia c’era gia’ arrivato nel 1972, nella tappa del 4 giugno. Allora questa strada era sterrata nell’ultimo tratto in alto. Lo e’ stata fino a poche settimane fa. La tappa era la Savona-Bardonecchia-Jafferau, passando per il Setriere. Alla vigilia della gara, lunga ben 260 km con tutte quelle salite, lo spagnolo Fuente, secondo in classifica a quattro minuti da Mercks, preannuncia battaglia. Cosi’ è poi in gara il giorno dopo. Gli spagnoli della Kas scattano a pochi km dalla vetta del Colle del Sestriere. In cima transitano in due, Galdos e il combattivo Fuente, con una cinquantina di secondi di vantaggio sul gruppo della Maglia rosa guidato da Mercks, con Panizza, Bergamo, Gimondi, Lopez Carril, Motta e Petterson. A due minuti passa un altro gruppo composto da Bitossi, De Vlaeminck, Zilioli,Ritter e Fuchs. I due fuggitivi riescono a guadagnare quasi un minuto e mezzo dal gruppo Maglia rosa penalizzati dal forte vento che soffia nel falsopiano dopo Oulx. Il vantaggio scende a 1 minuto e 10’’. Fuente ci crede ancora e all’imbocco dello Jafferau va via da solo e pianta il suo compagno di squadra. Ai due km dall’arrivo si pianta. Va in crisi. Il vantaggio cala a 40’’. Quando mancano 800 metri al traguardo Mercks lo riprende e lo passa, senza neanche il tempo di uno sguardo. Vince il cannibale, che vincera’ anche il Giro, al secondo posto si paizza il tenace e tenero Vladimiro Panizza e, solo terzo, lo spagnolo Fuente occhi chiari sguardo stravolto, che in questa salita ripose per sempre i sogni  di  gloria davanti al piu’ tenace belga.

La gara di oggi, edizione 2013 del Giro d’Italia, e’ stata modificata a causa del maltempo. I corridori non passeranno sul Sestriere per la neve caduta nella notte. Ma, superato il freddo,  dovranno salire sullo Jafferau. Al passaggio a Bardonecchia i ciclisti spaventati dal tempo sembrano andare piano, anche in discesa, i freni tirati, le maglie e gli impermeabili sulla pelle che niente possono con le temperature da ghiacciaio di oggi.

La salita dello Jafferau è davvero faticosa pur essendo breve, in alcuni tratti è difficile riuscire a tenere un ritmo accettabile, si rallenta parecchio e ci si spinge in avanti in qualche modo, piu’ con il cuore che con le gambe. Noi l’abbiamo fatta, un paio di ore prima dei campioni. Almeno per me, la difficolta’ maggiore di oggi è  il freddo una volta arrivati in cima. Ci siamo portati il cambio, in uno zainetto. Mentre continuo a salire lo sento il freddo che arriva nelle ossa. Scendono gocce di pioggia assieme ai fiocchi di neve, uno spettacolo davvero insolito a fine maggio. Le nuvole basse circondano l’ultimo km della tappa in un silenzio davvero irreale. Sembra che il tempo oggi qui sullo Jafferau si sia fermato. Intravedo finalmente lo striscione dell’ultimo km con la bandierina rossa in alto. Mi fermo il tempo di una foto, ma non si vede niente dalla nebbia. E’ interessante percorrere in bici l’ultimo km di una tappa del Giro. Ci sono le transenne a destra e sinistra della strada che proteggono i ciclisti. E a percorrerla si provano le stesse sensazioni che si hanno quando si vede la tappa in tv, con la piccola differenza che a passare in quegli ultimi metri, tra gli striscioni pubblicitari e la gente che di solito si accalca per vedere i campioni – oggi invero non c’e’ quasi nessuno in questa tappa maledetta dal maltempo – e a percorrere la strada ci sono io.

Gli ultimi mille metri di questa salita sono davvero tosti e sembrano non passare mai. A un certo punto c’e’ un tornante a destra e da li’ si vede un altro tornante in alto che sembra lontanissimo.  Si e’ ai 600 metri. Puntando il cuore oltre l’ostacolo riesco ad arrivare alla fine di questo calvario. Non si vede niente. E nevica. Aspetto gli altri salire. Il più provato sembra Decione, ma anche il presidente accusa il colpo: “è più dura del giro delle Dolomiti”. Il tempo di coprirsi, e con gli altri Fufu decidiamo di scendere subito a valle. Fa troppo freddo per restare qui ad aspettare l’arrivo del Giro. Quest’anno, pur essendo qui, il Giro lo vedremo da una camera d’albergo o in un bar giù a valle. La temperatura che misura il mio Garmin all’arrivo e’:  zero gradi. Pazzesco. Mi copro. Ma continuo ad avere freddo soprattutto nelle mani che sembrano due pezzi di ghiaccio, tanto da far fatica a spingere sulle leve dei freni. Scopriamo che la discesa verso Bardonecchia e’ la vera impresa di questa giornata. Con il freddo che mi e’ rimasto attaccato addosso per due-tre giorni di seguito e quelle mani ghiacciate che non si volevano scaldare, nenache dopo una birra, neanche dopo una lauta cena….

E’ stata una giornata difficile e sfortunata per gli organizzatori e per la gente di Bardonecchia che si aspettavano di vedere in mondovisione il bel paese alpino. La perla delle Alpi Cozie in mondovisione. La tappa non si e’ nemmeno vista in tv perche’ a causa delle nuvole basse e fitte non c’erano le condizioni di sicurezza per far volare l’elicottero che rimanda il segnale tv delle moto. Quindi, la gara si e’ vista in differita. E l’arrivo e’ stato un arrivo strano, come quelle partite di calcio trasmesse in silenzio, negli stadi senza pubblico.

Non c’era quasi nessuno a festeggiare la faccia stravolta di Santambrogio. Lo scalatore Michele  Scarponi, che pure e’ uno dei piu’ esperti e anziani della carovana, ha perso tanto in questa tappa. In difficolta’ sui tornanti dello Jafferau ha lasciato 1 minutoe 28” dai primi. Il giorno dopo ha raccontato che non aveva mai sofferto cosi tanto in vita sua per il freddo.

Lo Jafferau su Garmin Connect – Dettagli della mia salita.

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