posted: 27/05/13 at 06:30 pm

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #23 | TELEGRAPE e GALIBIER

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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Dopo il freddo dello Jafferau e’ arrivato il giorno del Col du Telegraphe e del Col du Galibier, due montagne della Savoia, sulle Alpi francesi, diventate monumento del ciclismo e delle sue vicende eroiche, di fatica e di salite. La tappa di oggi del Giro d’Italia pero’ non arriva piu’ in cima al Galibier. Il percorso, causa neve, e’ stato modificato: c’e’ pericolo di slavine sulla strada, troppo pericoloso far passare da li’ la carovana e i ciclisti. Cosi’ l’organizzazione ha ripiegato per un arrivo intermedio, a 4 km dalla vetta, dove c’e’ il monumento dedicato a Marco Pantani.

In quel preciso punto il Pirata, anno di grazia 1998, vinse  il Tour de France. Aveva un distacco di oltre 3 minuti da Ian Ulrich che era in maglia gialla. Li’ scatto’. Uno scatto dei suoi. Le mani in basso sul  manubrio, nella posizione dello sprint dei velocisti. La testa bassa, la smorfia della fatica che sembrava un sorriso… Gli scatti di Pantani, del primo Pantani, erano diventati una sorta di rito orgiastico di massa, come quando segna la nazionale italiana in una finale dei mondiali. Si fermava l’Italia. In cima al Galibier, il Pirata passa con 2’46’’ sul tedesco. Una discesa e poi ancora su fino alle Deux Alpes dove vince la gara e conquista la maglia gialla, che terrà fino a Parigi, rifilando 9 minuti di distacco al tenace Ulrich…

Il posto dove saliamo oggi racconta questa storia e ce ne sono tante altre legate alla storia del ciclismo.  Le salite di Telegraphe e Galibier sono dure non tanto per la pendenza che non e’ proibitiva, ma di piu’ per la lunghezza: sono una trentina di km di salita, un lunghissimo calvario verso la cima in un paesaggio di alta montagna, desolato,  con pochi alberi, pietraie, neve, un paesaggio lunare dove puo’ fare molto freddo, cosi’ come d’estate, senza alberi, si puo’ incontrare un sole che spacca le pietre e le teste…

Con gli amici Fufu runners,siamo arrivati a St Michel de Maurienne, il paesino della valle da cui, subito, prendendo un ponticello da un lato della piazza principale, si attacca il Telegraphe. La giornata sembra si stia aprendo. In questo momento un timido sole si fa largo tra nuvole minacciose. Saliamo leggeri, ma memori degli 0 gradi dello Jafferau ci portiamo dietro degli zaini per il cambio pronti, quasi, ad ogni evenienza. Comincio a salire insieme a Massimo Decio. In agilità senza spingere troppo, sapendo la lunghezza della salita di oggi. A un certo passa Philippe, un francese che abbiamo conosciuto al parcheggio del paese che si e’ portato moglie e figlioletta con il Cayenne che gli fanno da carro scopa e lo aspettano in cima. E lui sale in bici. Ci passa e ci saluta ma va come un razzo. Provo a stargli dietro per vedere come vado. In effetti vado e continuo a mulinare con il rapporto piu’ leggero questa salita e i suoi lunghi tornanti come in una specie di lungo rosario da sgranare, pedalata dopo pedalata. Philippe in ogni caso non riesco a prenderlo e non lo vedo piu’. Ma in un paio di tornanti mi ritrovo solo, segnao che la mia forma sta migliorando a furia di pdalare. Faccio da battistrada al simpatico gruppo di amici con cui ci stiamo cimentando in questa domenicamattina di maggio a sfidare la tendenza pantofolifera che e’ in ognuno di noi.

Giu’ in paese un ciclista italiano che e’ gia’ sceso dal Telegraph ci ha avvisato di fare attenzione ai chiodi. Qualcuno deve avere gettato una scatola di chiodini da  tappezziere sull’asfalto, piccoli ma micidiali, negli ultimi km della salita…

Oggi, prima del Tour, passano su queste strade centinaia e centinaia di appassionati del pedale. Persone che arrivano da tutto il mondo, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Gran Bretagna, California )quelle che ho conosciuto io),  magari con un tour operator che li scorta con un furgone in cima, per provare l’ebrezza delle salite alpine del Giro e del Tour. Ebbene e’ un’ecatombe per i palmer e i copertoni. La polizia francese, i flic, e’ intervenuta subito: sono stati fatti arrivare dalla valle i mezzi pesanti con le spazzole per pulire la strada, prima dell’arrivo della gara. Memori di un episodio capitato, al Tour de France, nella tappa del 15 lugl io 2012. A 40 km dal traguardo dopo la salita del Mur de Puguere qualcuno getto’ sull’asfalto una scatola di chiodi come questa. Forarono 30 ciclisti del Tour e una moto del seguito. Foro’ anche Cadel Evans e il suo compagno di squadra che non pote’ passargli la ruota. Resto’ fermo li due tre minuti ad aspettare mentre Bradley Wiggins andava avanti… (anche se poi l’inglese fece rallentare il gruppo per far rientrare l’australiano). Un ciclista dell’Astana, Kiserlovski, si fratturo’  una clavicola per via di quella foratura di gruppo…

Mentre saliamo, quindi, oltre alla fatica c’e’ anche da fare attenzione ai chiodini invisibili sull’asfalto. A un paio di tornanti dalla vetta mi riprende da dietro il nostro front runner Fabio Velasco. Arriviamo assieme sotto lo striscione del Telegraphe facendo a zig zag tra le auto in coda. Ci fermiamo e ci copriamo. Ma in vetta la temperatura e’ piu’ rigida. Il tempo di aspettare gli altri e sento già di nuovo freddo, come ieri.

Flavio poi ha avuto un incontro ravvicinato con uno di quei dannati chiodini. Ha bucato.  E deve cambiare la camera d’aria. Come lui almeno altri 4-5 ciclisti stranieri a cui fatico a spiegare il senso di quello scherzo di cattivo gusto, si ritrovano con la gomma a terra. Cade qualche goccia e il cielo sembra chiudersi con le nuvole che minacciano tempesta. La salita e’ stata piacevole, per tutti noi. Tuttavia quello che ci preoccupa di piu’ ora, piu’ che il Galbier,  e’ la discesa nel caso neanche troppo improbabile che il tempo volga di nuovo al brutto…

A malincuore, decidiamo di tornare indietro e di non continuare la seconda parte della salita del Galibier. Fa veramente freddo e non abbiamo voglia di rifarci 30 km di discesa sotto la pioggia.

Accettare di non raggiungere un obiettivo non e’ facile. Anche questa e’ una sorta di salita, interiore, una sfida verso il nostro programma prefissato che cambiamo all’ultimo minuto. Poco male. Vuol dire che ci torneremo quando ci sara’ un po’ piu’ di sole. Io sono iscritto al Le Marmotte, il 5 luglio, la gran fondo dove in un giorno si fanno il Telegraph, il Galibier e anche l’Alpe d’Huez. Ci torneremo sul Galibier.

Ps. Nel pomeriggio la tappa l’ha vinta il siciliano Giovanni Visconti. Nevicava.

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