vai su WILIER.itPer tutti quelli che arrivano dopo. Quelli in fondo al gruppo. Gli eterni secondi che non smettono mai di lottare e di pedalare. I gregari che fanno il lavoro sporco e lasciano sempre la gloria, le interviste e i baci all’arrivo agli altri. Tutti quelli che accettano le sconfitte.
Tutti quelli che da piccoli giocavano sempre in porta o a difesa, perché c’era sempre qualcuno per fare gol. E continuano a giocare in porta, a testa alta. Tutti quelli che sanno comunque che alla fine del buio, in fondo al tunnel c’è sempre un punto chiaro, che diventa luce, accecante, un punto sempre più grande via via che si continua ad avanzare. E quelli che sanno che una stilla di sudore linda, tersa, vale di più di tanti momenti di gloria e della mani alzate in cielo.
Tutti quelli come Alessandro Ballan, la sua faccia stanca, e la smorfia di dolore mista a uno strano sorriso, in fondo al gruppo, staccato dai primi, cotto come un pugile suonato, lui il campione del mondo, alla fine della tappa dello Stelvio al Giro del 2012. Il campione che continua a lottare, ora più che mai, con i sogni di gloria e i limiti del suo fisico dopo l’incidente in Spagna, le fratture al femore, alle costole e l’asportazione della milza, dopo tre mesi ha ripreso a pedalare. Forza Alessandro. E’ la tua gara più dura. Perché alla fine dei conti, nessuno ricorda più il vincitore di quella tappa sullo Stelvio. Ma la faccia di Ballan, quel giorno lì, come quella ai mondiali di Varese, nessuno l’ha dimenticata.
Questo è un nuovo post di Riccardo Barlaam per Tutte le salite del mondo.
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