posted: 19/03/13 at 10:12 am

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #4 | COME IN UN FRULLATORE

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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La sveglia del telefono oggi ha suonato alle 5 di mattina. Sveglia2La suoneria da… Sos abbandonate la nave che sta affondando… “NA NA NA”, avete presente? Oggi si preannuncia una lunghissima giornata, da vero ironman della vita quotidiana. Dalle 6 alle 7 devo scrivere un articolo che avrei dovuto consegnare entro ieri sera. Alle 7 comincia il mio lavoro in redazione. Il pomeriggio dovrò portare i miei figli in piscina. Devo arrivare vivo fino a sera quando “finalmente” avrò un momento per me: alle 21 si entra in vasca per un’ora e un quarto di nuoto. La luce del comodino non si spegnerà prima delle 23, tra 18 ore. Vissute come in un frullatore acceso alla massima velocità.

Lavoro alla redazione del sito del Sole 24 Ore, della quale per alcune ore della giornata ho la responsabilità. Noi lo chiamiamo desk, insomma, sono al timone della nave. Tradotto vuole dire che dalle 7 in poi vivo con l’adrenalina a mille per seguire l’informazione in real time sul web, e decidere cosa va e come sul sito. Una realtà super dinamica quella del tempo reale.

In pochi secondi devi selezionare tra migliaia di agenzie di stampa che affollano lo schermo del computer come fossero gli androidi e gli asteroidi di Space invaders, uno dei primi video giochi Atari degli anni Settanta. In un attimo, tra questa mole di notizie che continua a venir giù, tra le mail da leggere e da evadere dei corrispondenti e dei collaboratori che continuano ad arrivare, con il telefono che anche quello spesso suona perché qualcuno dall’altro capo deve chiederti qualcosa, devi decidere se quella determinata notizia è importante e se va pubblicata. Devi decidere quale importanza darle, e poi devi pubblicarla velocemente sul sito. Scrivere cinque righe con un titolo e poi costruirci, affidando il lavoro a qualcuno, un vero e proprio articolo nei 10-20 minuti successivi. Costruendo attorno a quella notizia una storia, con video, fotografie, gli articoli già usciti sullo stesso argomento o personaggio, inserire all’interno del testo degli hyper testi per favorire l’indicizzazione sul web e la ricerca da parte dei motori di ricerca. Eppoi pensare a un eventuale approfondimento, l’analisi di qualcuno esperto sul tema.

Tutto questo mentre le cose continuano ad accadere, continuando a tenere sotto controllo tutto quello che esce sugli altri siti di informazione nel mondo e sulle agenzie di stampa che continuano a decine al secondo a sputare headlines sulla schermata del mio pc. Si va avanti così per ore in questo strano frullatore dell’informazione che su Internet non si spegne mai.

Prima dell’era del web, il lavoro del giornalista in redazione (nel giornale di carta), che ho fatto per anni, aveva un inizio, un durante fino poi a salire a salire, la giornata diventava frenetica nel momento della chiusura del giornale.  Con il web sei sempre in chiusura. Pensiero e azione sono la stessa cosa, dannunzianamente. Sei sempre nel frullatore acceso. Internet ha cambiato il modo di lavorare di tutti. Siamo sempre connessi. Ci sono un’infinità di possibilità positive offerte dalla rete. Ma siamo diventati schiavi di questo modo di essere. Sembra strano stare qualche ora senza controllare le mail, surfare sulla rete, per vedere che cosa succede. In tutto questo però abbiamo perso, o nella migliore delle ipotesi rischiamo di perdere, il valore della riflessione e del pensiero, la dimensione del tempo, del silenzio.

Quando qualcuno mi chiede di spiegare com’è il mio lavoro, per scherzare dico che faccio “il monaco dell’informazione”. Chi, come me, sceglie di dedicarsi anima e corpo a questo lavoro lo fa per una sorta di vocazione. Non può essere altrimenti. Poiché si è totalmente assorbiti, una volta Video2entrati nel frullatore, dal circo dell’informazione. Il monaco è totalmente assorbito anche lui dalle regole della sua vita monastica ma ha un ideale un po’ più grande. Lui lo far per Dio, non per un semplice lavoro. Fare il “monaco” per un lavoro, cioè farsi assorbire totalmente da un lavoro, la carriera e tutte queste cose è troppo poco, almeno per me, per  dare un senso alla propria esistenza. Non prendetele come una lezione. Sono considerazioni personalissime, e come tali possono essere diverse da persona a persona, che tento di mettere su un foglio, seppure virtuale, come è questo blog.

Ebbene lo sport per me ha un potere salvifico, perché mi aiuta ad ascoltare, mi aiuta, nello sforzo fisico, a scaricarmi dalle tensioni accumulate durante la giornata. Mi aiuta, come è quest’anno con il mio programma di gare pazze, a migliorarmi cercando di raggiungere nuovi obiettivi che sono agonistici e anche interiori, esperienze di vita. Le ascese, le salite, il cammino, le corse sono state dal Medioevo ad oggi nella letteratura e nella spiritualità spesso usate come metafora per indicare la via interiore. La strada.

“Il Signore mi ha chiamato a salire sul Monte”. (Benedetto XVI, nell’ultimo Angelus da Papa)

Lo sport di resistenza, in particolare, come la corsa, il ciclismo, il nuoto di distanza, il triathlon, è individuale per sua natura. È una disciplina di vita. Non solo un modo per stare in forma e sentirsi meglio. È un modo per trovare le risorse dentro, risorse per arrivare fino in fondo, risorse che tutti abbiamo. Ma non sappiamo di avere a disposizione. Per affrontare le intemperie che nelle gare e nella vita prima o poi arrivano.

Questo è un nuovo post di Riccardo Barlaam per Tutte le salite del mondo.
E chi è Riccardo Barlaam? Scoprilo qui.

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