posted: 31/05/13 at 05:12 pm

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #24 | IL GIORNO DEL CHALLENGE RIMINI/1

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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Il giorno del Challenge di Rimini è arrivato. Non ci sono più scuse.  ChallengeUn mezzo Ironman con tre prove di resistenza, una dietro l’altra: 1,9 km a nuoto in mare aperto, 90 km in bicicletta con diverse salite impegnative e, infine, una mezza maratona: 21,1 km di corsa.

Mancano tre ore allo start. Mi sono svegliato prima, come tutti i mille e passa atleti di questa gara internazionale, per mangiare e prepararmi l’abbigliamento per le diverse fasi della gara, considerando tutte le variabili: freddo, pioggia o sole.

Il cielo nero non lascia presagire nulla di buono. E la prospettiva di passare una giornata sotto l’acqua è una tentazione forte per decidere, all’ultimo minuto, di restare in camera, tra le coperte, al caldo. Un sms mattiniero di Claudia, mia moglie, il mio coach personale, che è rimasta a casa con i bambini, mi dà le parole da vivere oggi: “Tieni duro, persevera in agilità, senza strafare”. L‘anima è un groviglio di sensazioni. Voglia di farcela, tensione, paura di non riuscire. Mi concentro su quello che dovrò affrontare, facendo attenzione a non dimenticare niente nell’eventualità che oggi venga giù il Diluvio Universale. Due giorni fa, causa maltempo, al Giro d’Italia, hanno annullato la tappa dello Stelvio. Ieri Nibali è arrivato da solo sulle Tre Cime di Lavaredo. Pantaloncini e maglietta asciutta, senza un filo di grasso a ripararlo dal freddo nel fisico consumato dai km, sotto una fitta neve a fine maggio. Qui a Rimini ha piovuto forte. Dei temporali violenti, uno dietro l’altro, con piccole paese, troppo brevi. E’ stata un’impresa per tutti il solo riuscire a lasciare la bicicletta nella zona cambio. Sarà un’impresa arrivare in fondo oggi. Penso a questo mentre indosso la muta. Sono pronto. Si va.

Il termometro segna 10 gradi. Il cielo è nero e pieno di nuvole basse. E tra qualche minuto dovrò fare il primo bagno della stagione in mare. Fa un freddo boia. Sono insieme agli altri sul tratto di spiaggia del lungomare di Rimini, tra il porto canale e il Grand Hotel. Con le mute e le cuffie colorate sembriamo tanti pinguini. E come pinguini ci stringiamo in gruppo per scaldarci, per vincere la paura. Mani. Sguardi. Sorrisi. Parole di incoraggiamento. Abbracci. Gli stranieri che incontro sono tanti: sudafricani, giapponesi, tedeschi. Ci sono i campioni davanti a tutti con la cuffia grigia, poi le donne con la cuffia rosa e poi noi, calotta bianca, gli age group. C’è anche Aldo Rock, vispo come un grillo, che sorride pronto a tutto. Voglio godermi questa giornata di sport, vada come vada. Fa davvero freddo. Le mani sono ghiacciate. Resto con le braccia incrociate sul petto per cercare di scaldarle. Si ride per stemperare l’attesa. Manca davvero poco. Solo che la partenza si fa attendere perché c’è mare grosso. Bandiera rossa. Con una forte corrente che punta a Sud e onde alte che ricordano i marosi del quadro giapponese di Hokusai .

Gli organizzatori all’ultimo minuto hanno spostato le boe e cambiato la direzione della prova di nuoto: è troppo pericoloso allontanarsi in mare aperto con questa corrente. Le boe gialle, prima puntini all’orizzonte, vengono avvicinate verso la spiaggia e distanziate in orizzontale. Meglio non rischiare, evidentemente. Ma la partenza  per questo motivo tarda. Doveva essere alle 9 per i pro e le donne e poi via via le varie categorie a scaglioni di 15 minuti, gli age group, i vecchietti come me e tutti gli altri. Ho le mani ghiacciate ma cerco di non pensarci. Mi concentro sulla gara. RicchallengeSulle bracciate e il ritmo da tenere… Con questo mare saranno più alte e più corte. Inevitabile. Difficile allungarmi in acqua. Il freddo alle mani è una costante per me ormai. Mi insegue dallo Jafferau al lungomare di Rimini. Suona la sirena. Via. Ci si tuffa in acqua. I primi metri li facciamo di corsa, in un frastuono generale tra applausi, grida e la schiuma che ribolle. Corro nell’acqua per qualche decina di metri e mi tuffo, e poi corro ancora un po’ fino a quando il livello dell’acqua mi consente di fare le prime bracciate. Non è facile nuotare assieme a centinaia di persone nello stesso momento. E non è raro toccarsi quando si parte tutti assieme in acqua. Dopo qualche istante che sembra lunghissimo comincio ad andare al mio ritmo, finalmente, facendomi spazio tra i corpi. Vado avanti rapido, in agilità, una bracciata dopo l’altra. Mi sento bene. E cerco di concentrarmi su ogni singolo movimento, la respirazione. Ogni tanto alzo il capo e controllo con gli occhi la direzione versa la boa gialla. Sono attimi. Il motore si è scaldato e non ho più tempo di pensare al freddo e al cielo nero che incontro sopra la mia testa. Voglio solo arrivare alla quarta boa. Il mare è grosso ed è davvero complicato avanzare. Onda su onda. Mi sento una barchetta in mezzo a un mare in tempesta, che sale e scende. Si balla la rumba.

Faccio una bracciata e davanti a me ho un’onda alta più di un metro da conquistare. Un’altra bracciata ancora e mi ritrovo in discesa prima e poi su. A parte questa sensazione di nuoto “ondulato”, diciamo così, procedo bene, apparentemente senza fare troppa fatica, al mio ritmo. Esco dall’acqua di corsa percorrendo il lungo bagnasciuga. Sono passati 28 minuti, meglio del previsto. Comincio a togliermi la muta per risparmiare tempo. Ora c’è la bici che, a parte il tempo, è quella che mi preoccupa meno, nonostante le salite. (1 continua)

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