posted: 19/06/13 at 02:43 pm

TUTTE LE SALITE DEL MONDO #27 | ISOLA DELLA MADDALENA

By: Ufficio Marketing
Categoria: Storie
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Si avvicina la data della Marmotte,Palauunounola Gran Fondo con 4 (QUATTRO!) vette alpine hors-categorie del Tour de France da fare una dietro l’altra – se ci riesco – in una gara di un giorno. Per questo motivo per quest’anno lascio da parte il triathlon e i suoi complicati allenamenti in tre discipline (nuoto, bici, corsa) per concentrarmi solo sulla bicicletta. Mancano poche settimane. Per un po’ quindi mi sentirete parlare solo di pedali, salite, sudore, fatica. A mio modo, ovviamente. Senza barare. Così come sono, al naturale, con ogni forma di doping vietata per principio. E la forza da trovare a ogni metro di salita per battere la forza di gravità che ci tira sempre verso terra e cercare di innalzarmi verso le vette più ardite, nello spirito appunto del progetto Tutte le salite del mondo… Un po’ di km li ho nelle gambe. Rispetto agli anni scorsi sono più allenato di certo. Quello che mi manca nella preparazione è la tenuta sulle lunghe distanze. Dopo i 100 km, il mio rendimento scende, la pedalata langue e la velocità pure, come uno studente all’ultima ora di lezione. Quando ha fame. Vuol tornare a casa. E non ha voglia di ascoltare il prof di matematica. Vi è mai capitato? Così.

Ho deciso nelle mie tabelle di allenamento casual, di puntare ad allungare la durata delle uscite in bici. Oppure, quando, come in questi giorni, non ci riesco per non togliere tempo a figli,moglie e/o lavoro,  a uscire in bici con più frequenza anche se per poche ore. La Maddalena-ricIl mio obiettivo a breve? Riuscire ad andare avanti con i km in bici quando si accende la spia rossa della riserva (di energie)… Si accende spesso, vi assicuro. Obiettivo a medio-lungo termine: lo sapete: arrivare in fondo alla Marmotte, poi alla Charlie Gaul e, infine, alla Oetztaller, dopo aver superato un dislivello di circa 13mila metri e qualcosa, messe assieme, come 700 km di salite da percorrere sui miei palmer che saranno consumati e stanchi come me alla fine della storia, se avrò la forza di concluderla e di raccontarla.

Cominciamo. In questi giorni sono al mare con la famiglia: una settimana all’isola della Maddalena. Non potevo non portare la bici. Anche se in aereo non è stato facile: il mio amico Max Cellino mi ha prestato la sua borsa morbida e temevo di ritrovare all’arrivo allo scalo di Olbia un rottame di bici. Ho seguito le sue indicazioni, proteggendo con cartone e plastiche varie i punti più delicati. Per fortuna la bici è arrivata integra. Ed eccomi qui a muovermi con i pedali, sotto il sole e il vento forte di questa isola, paradiso dei velisti…Dove la vegetazione è bassa, gli alberi sono rari proprio perché soffia sempre un vento, a volte piacevole brezza, più spesso soffio, vortice, che se lo prendi al contrario è davvero allenante in bicicletta anche se faticoso da battere!

Per il resto la Maddalena è un luogo incantevole.  La MaddalenaUNOL’arcipelago è costituito da diverse isole: Maddalena, Caprera, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Razzoli, Santa Maria più altre minori. Con la trasparenza del mare che ricorda quello dei Caraibi, le calette, la pietra rosa che domina, con il blu dell’acqua e il verde della macchia mediterranea, su tutti i colori. Ci sono pochissime auto, ed è un bene per chi vuol percorrerla in bici. Solo che la strada asfaltata è lunga relativamente poco: 25 km circa il giro panoramico dell’isola. Il percorso è tutto a saliscendi, rock’n roll, con continui cambi di ritmo e alcuni tratti di salita non trascurabili che superano il 10% di pendenza. Le salite più dure sono quella del Nido d’aquila (partendo dal porto si incontra facendo il giro panoramico in senso orario) e la direttissima che passa in mezzo alle case del paese e taglia in due l’isola verso la parte a Nord Ovest, verso il cimiterino e il villaggio del Tci dove sono in questi giorni.Il centro abitato, dove si arriva con il traghetto da Palau, è un paese tutto rosa. Con troppo cemento per i miei gusti e tracce di speculaizone edilizia qua e là. Molto meglio il resto dell’isola dove tra rare case di campagna si apre una natura selvaggia con scorci di mare di una bellezza rara.

Ci passò anche il Giro d’Italia alla Maddalena. GARIBALDI-A-CAPRERAPer ricordare i 200 anni della nascita di Giuseppe Garibaldi, nel 2007 la corsa rosa partì dall’isola di Caprera con una cronoscalata di 25,5 km (che è collegata alla Maddalena da un lungo ponte) che girò attorno all’isola della Maddalena sulla strada panoramica in senso antiorario, quello più veloce. Vinse la Liquigas, capitanata da Danilo Di Luca che quell’anno lì vinse anche il Giro d’Italia, nonostante le ombre di doping che già si offuscavano sul suo futuro… La tappa e la prima maglia rosa andarono a Enrico Gasparotto, il Giallo, friulano di Casarsa, allora alla Liquigas, che percorse l’ultima curva più veloce di tutti, anche del suo capitano che si fece scappare una “madonna” (non un avemaria, evidentemente) in mondovisione dalla rabbia, nel suo noto spirito sportivo.

Così la Gazzetta dello Sport raccontò la tappa della Maddalena, rimasta ancora nella memoria dei tanti ciclisti dell’isola che ho incrociato in questi giorni…

“La Liquigas vince la prima tappa del Giro,  Gasparottola cronosquadre di 25,6 km da Caprera e La Maddalena ed Enrico Gasparotto, primo della squadra sul traguardo, indossa maglia rosa e maglia bianca dei giovani. Un arrivo che al momento ha fatto arrabbiare Danilo Di Luca, il capitano del team diretto da Roberto Amadio che sul traguardo ha urlato qualcosa non propriamente con toni gentili nei confronti del suo giovane compagno di squadra. Ma già due minuti dopo la rabbia era passata e la polemica chiusa con un sorriso. “L’ultima curva l’ha fatta molto meglio Gasparotto di me — dice Di Luca —. Fino a Montevergine va bene così. Anzi forse va meglio perché mi toglie pressione. Poi quando perderà la maglia Gasparotto sono certo che farà ancora di più per me”.”

E la Maddalena com’è per chi vuole farla in bici? L’unico posto dove non andare è proprio il paese della Maddalena con il suo lastricato in pietre rettangolari e affilate, veramente una sfida per copertoni e cerchi. Per il resto è un bel posto, poco trafficato, in uno scenario come detto incantevole, dove ce n’è er far fatica. Il problema è che per fare un po’ di km bisogna girare e girare e girare e girare attorno all’isola. L’ho percorsa in lungo e in largo in questi giorni, praticamente quasi ogni giorno. La Maddalena-ombraLe salite non sono trascurabili, così come il vento che è il compagno inseparabile per chi viene da queste parti a pedalare. La cosa che credo sia più complicata, almeno per mel sono i continui vallonati e saliscendi che ti costringono a cambi di ritmo e di rapporto… Insomma per un diesel come me, che predilige il passo e il ritmo sempre uguale, non è stato affatto facile percorrere le strade della Maddalena. Per i km, per il lungone che mi riprometto di fare prima di lasciare la bella terra di Sardegna vi rimando tra qualche giorno. Mi sposterò sull’isola e cercherò di salire sul monte Limbara, il punto più alto della Gallura, per un percorso di circa 140 km e 2.660 metri di dislivello (!!!), sotto il sole spacca-cervello di qui e i suoi trenta gradi e passa gradi e il vento, inseparabile compagno di viaggio.

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